Il ruolo della consulenza

Una consulenza tecnica spesso rappresenta per una famiglia la prima esperienza “psi”, dove in qualche modo è costretta a fermarsi. L’opportunità è troppo preziosa per non tentare di passare da un’attribuzione rigida di tipo esterno delle cause ad una riappropriazione della propria parte giocata.

In termini esclusivamente valutativi, la probabilità è di ottenere una fotografia della situazione attuale alterata, per il fatto che i coniugi finiscono per intendere quello spazio non come un’opportunità per rimettere in moto un pensiero, ma come un luogo competitivo dove il figlio rimane sullo sfondo e il conflitto occupa tutta la scena.

Se invece si creano le condizioni per entrare in rapporto con le singolarità dei genitori si può ottenere un effetto di straordinaria potenza. Tutti gli esseri umani per una sana crescita hanno bisogno di spettatori attenti e appassionati; in una situazione di separazione ci si trova di fronte a dinamiche particolarmente complesse che affondano le loro radici in un mondo interno in cui la separazione ha reso incandescenti alcune aree che l’occasione riattualizza e che trovano mezzo di espressione e cassa di risonanza nel presente. Se i singoli elementi di una coppia trovano un luogo dove c’è un ascolto attento alle individualità e alle parti “più piccole” di quelle persone, ciò che si sta facendo è fornire un modello che, per le leggi dell’isomorfismo, attiva nelle stesse uno sguardo più attento alle esigenze e bisogni reali dei loro figli.

È chiaro che noi possiamo gettare solo dei semi: se colti i coniugi possono comprendere che parte del loro conflitto in realtà viene sostenuto da elementi personali che sono stati richiamati da effetti eco o gancio. Questo riallineamento con se stessi aiuta a rincentrarsi sui propri figli e a rimetterli in primo piano. Si possono ricreare quelle condizioni in cui i figli vengono rimessi al centro, c’è più spazio per vederli e ascoltare i loro bisogni, le loro necessità, i loro desideri. Va detto che nell’art. 147 c.c., per ciò che concerne il diritto-dovere dei genitori di educare i figli, il legislatore ha previsto esplicitamente che i genitori devono prendere in considerazione la capacità, l’inclinazione naturale e le aspirazioni dei figli.

Alla luce della normativa sovranazionale tale diritto-dovere si esplica anche praticando il diritto-dovere di ascolto. Se si riesce in questo intento la consulenza può diventare un’occasione preziosa, da non perdere, di offrire una fotografia dinamica e che può predisporre, preparare le basi, per futuri interventi post CTU di sostegno, psicoterapia o altro.

Da un’intervista rilasciata a Nicola Boccola sulla CTU trasformativa da Claudio Bencivenga, psicologo forense, docente dell’Università di Parma